(Piccoli) Uomini e Donne

Detto così, suona molto Maria De Filippi con tanto di sigla inconfondibile.
Beh, dopotutto la mia storia con la lettura e la scrittura è una storia di corteggiamento quindi potrei ben dire che esiste una Tronista e diversi corteggiatori. La Tronista ero decisamente io e, dopo il libro "Cuore", mi corteggiavano altre tipologie di lettura.

"Piccole Donne". Fate ben attenzione perchè inizierete a scoprire come una giovane ragazzina molto ingenua abbia capito cosa sarebbe stata da grande. Come tutti sapete, il romanzo parla di quattro sorelle che vivono in semi povertà (i poveri veri sono quelli che muoiono di scarlattina in un tugurio) unite da un profondo affetto, dalla mamma chioccia, dalla paura per il padre in guerra e dall'affetto per i vicini di casa: un burbero anziano e il timido nipote. Vi ricordate che, giocando a ritagliare figure femminili, avevo iniziato ad assegnare le parti dei miei giochi simbolici? Bene, "Piccole Donne" era diventato il mio nuovo gioco preferito. Avevo ritagliato diverse sagome e, in base a quello che i loro visi mi comunicavano, facevo fare loro le parti del romanzo.
Io ero Beth.
Ecco, "io ero" è esattamente quel che mi ha portato dove sono ora: in un minuscolo bilocale a scrivere sul pc che sta pagando mio marito. Volevo dire, ad approcciare alla mia metodologia di scrittura. Amavo Beth March con tutto il mio cuore; mi rispecchiava al novanta per cento, la sola differenza tra noi è che io non ho per hobby la pulizia della casa, nè il piano. In tutto il resto eravamo identiche: timide, malaticce e amanti dei bambini. Inutile dire che fui molto scocciata nell'apprendere che la piccina si ammalava di scarlattina, ma insomma, fino a quel momento io ero Beth. Perchè non Jo che, oltre ad essere la vera protagonista forte e indipendente, era anche una futura scrittrice? Anzitutto perchè io, forte ed indipendente, non lo sono mai stata. Sono una di quelle Principesse che dormono mille anni, poi arriva il Principe Azzurro e le bacia. Perchè sbattersi, veramente dovete spiegarmelo. Inoltre, io ancora non sapevo che sarei stata una futura aspirante scrittrice. Vivevo nel mio mondo di fantasia, di giochi del "far finta", campionessa di script narrativi complessi che attuavo anche con le Barbie, ma ancora non li mettevo per iscritto. Giocavo, smettevo di giocare, fine della storia.
"Piccole Donne" mi ha dato le basi per costruire la mia passione, ma è stato "Piccoli Uomini" che mi ha folgorato, aiutato anche da un episodio particolare della mia vita di cui tutti i miei famigliari ricordano, tutt'ora, con orrore.
Ma questa è un'altra storia...

P.S. "Piccole Donne crescono" non ho finito di leggerlo. Cioè, Beth muore

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