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Visualizzazione dei post da marzo, 2018

Il "Vesti maiala"

Uno dei miei giochi preferiti da bambina, era il "Gira la Moda". Per chi non se lo ricordasse, consisteva nel passare un carboncino sulla carta posta sui diversi elementi femminili (viso, corpo e gambe) e, successivamente, le texture degli abiti. Il risultato finale era una donna con infinite combinazioni di volti e look. Da lì, mi sono evoluta nel "vestibambole". Ritagliavo sagome di donne e le vestivo con abiti di carta. La cosa più divertente, ovviamente, era fare interagire le diverse protagoniste, ognuna in base a quanto mi ispirava il suo volto o il suo abbigliamento. C'era quella con l'aria dolce e carina, la signorina Rottermeier, la snob altezzosa... inventavo vere e proprie storie con un inizio e nessuna fine, nel senso che quando mia mamma mi chiamava per cenare, il gioco terminava. Io ero capace di continuare per ore ed ore a creare una vita a delle sagome di cartoncino. La vera svolta, però, quel che poi è diventata la mia modalità di scrittu

La guerra dell'astuccio

Aver perso il sesto dito alla tenera età di tre anni, non aveva fermato la mia voglia di scrivere. Guardando il mio dito destro fasciato, ormai orfano, afferrai con la mano sinistra la penna magica e, sulla lavagnetta nuova, scrissi fieramente "Tea". La lavagna magica non era altro che una tavoletta su cui lasciare un segno e che veniva poi cancellato con il passare di una linguetta... forse era qualche meccanismo magnetico o forse era veramente magica, fatto sta che quello fu il mio primo autografo. Con la mano sinistra. La destra aveva 18 punti e un bendaggio un tantino ingombrante. Ma ancora non era il momento di scrivere racconti. Vuoi per il fatto che prima di scriverli, avrei dovuto inventarli, vuoi che avevo solo tre anni ed ero una bomba di fantasia nel corpo di una bambola. Quindi pensai che fosse meglio, per il momento, giocare a "inventiamo storie assurde" con tutto quello che mi capitava davanti, dai primi Puffi (regalo di mio padre per il post oper

Chi nasce in ritardo, deve correre tutta la vita

Credo di poter affermare che la lettura mi ha salvato la vita. Ebbene, per tutta la vita, da quando sono nata, ho avuto un solo, forte desiderio: comunicare; questa voglia fu esternata già durante la mia venuta al mondo (avvenuta con molta calma perché la gatta frettolosa, sapete...). Scrivo "durante" per il motivo che sono nata col sedere nel vero senso della parola: parto podalico e pipì addosso al dottore mentre la mia testa se ne stava per bene ancora al caldo. Più chiara di così non potevo essere nell'esprimere il mio disappunto per la fuoriuscita forzata dall'utero di mamma Claudia. Nel frattempo, l'embrione del mio gemello (o gemella, ma sono convinta che sarebbe stato un maschietto) era già stato ben inglobato dentro di me dove, quarant'anni più tardi, mi avrebbe provocato diversi disturbi... ma io, allora, che ne sapevo? Ero solo una neonata. Sarà stata la salute cagionevole che mi ha costretto spesso chiusa in casa o in ospedale con la sola compagn