La guerra dell'astuccio
Aver perso il sesto dito
alla tenera età di tre anni, non aveva fermato la mia voglia di scrivere. Guardando il mio dito destro fasciato, ormai orfano, afferrai con la mano sinistra la penna magica e, sulla lavagnetta nuova, scrissi fieramente "Tea".
La lavagna magica non era altro che una tavoletta su cui lasciare un segno e che veniva poi cancellato con il passare di una linguetta... forse era qualche meccanismo magnetico o forse era veramente magica, fatto sta che quello fu il mio primo autografo.
Con la mano sinistra.
La destra aveva 18 punti e un bendaggio un tantino ingombrante.
Ma ancora non era il momento di scrivere racconti. Vuoi per il fatto che prima di scriverli, avrei dovuto inventarli, vuoi che avevo solo tre anni ed ero una bomba di fantasia nel corpo di una bambola. Quindi pensai che fosse meglio, per il momento, giocare a "inventiamo storie assurde" con tutto quello che mi capitava davanti, dai primi Puffi (regalo di mio padre per il post operatorio, insieme alla lavagna magica), vuoi con l'astuccio della prima elementare.
Giuro, l'astuccio era il mio arsenale di personaggi: toglievo tutti i tappi alle penne cosicché le penne fossero i genitori e i tappi i bambini; erano divisi dall'astuccio in due fazioni rivali: i rossi e i blu. Ovviamente i buoni erano i blu perché era già allora il mio colore preferito. Le gomme da cancellare credo fossero gli animali domestici e sul mio banco davo il via a numerose avventure.
Come fosse il mio rendimento scolastico, avete detto?
alla tenera età di tre anni, non aveva fermato la mia voglia di scrivere. Guardando il mio dito destro fasciato, ormai orfano, afferrai con la mano sinistra la penna magica e, sulla lavagnetta nuova, scrissi fieramente "Tea".
La lavagna magica non era altro che una tavoletta su cui lasciare un segno e che veniva poi cancellato con il passare di una linguetta... forse era qualche meccanismo magnetico o forse era veramente magica, fatto sta che quello fu il mio primo autografo.
Con la mano sinistra.
La destra aveva 18 punti e un bendaggio un tantino ingombrante.
Ma ancora non era il momento di scrivere racconti. Vuoi per il fatto che prima di scriverli, avrei dovuto inventarli, vuoi che avevo solo tre anni ed ero una bomba di fantasia nel corpo di una bambola. Quindi pensai che fosse meglio, per il momento, giocare a "inventiamo storie assurde" con tutto quello che mi capitava davanti, dai primi Puffi (regalo di mio padre per il post operatorio, insieme alla lavagna magica), vuoi con l'astuccio della prima elementare.
Giuro, l'astuccio era il mio arsenale di personaggi: toglievo tutti i tappi alle penne cosicché le penne fossero i genitori e i tappi i bambini; erano divisi dall'astuccio in due fazioni rivali: i rossi e i blu. Ovviamente i buoni erano i blu perché era già allora il mio colore preferito. Le gomme da cancellare credo fossero gli animali domestici e sul mio banco davo il via a numerose avventure.
Come fosse il mio rendimento scolastico, avete detto?
Ma mi pare comunque che il rendimento fosse più che adeguato ��
RispondiElimina"K"
In italiano... guarda un po' :)
EliminaBrava Tea! Sono sicura che stupirai tutti con i tuoi scritti! Io sono una di quelli che in te ci crede!!!Luciana
RispondiEliminaSe ce la farò, sarà anche merito tuo!
EliminaBellissimo il tuo modo di scrivere...
RispondiEliminaNon sono tua madre, ma una tua quasi omonima...
Accidenti, ora mi sale la curiosità... ad ogni modo ti ringrazio davvero molto :)
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