Chi nasce in ritardo, deve correre tutta la vita

Credo di poter affermare che la lettura mi ha salvato la vita.
Ebbene, per tutta la vita, da quando sono nata, ho avuto un solo, forte desiderio: comunicare; questa voglia fu esternata già durante la mia venuta al mondo (avvenuta con molta calma perché la gatta frettolosa, sapete...). Scrivo "durante" per il motivo che sono nata col sedere nel vero senso della parola: parto podalico e pipì addosso al dottore mentre la mia testa se ne stava per bene ancora al caldo. Più chiara di così non potevo essere nell'esprimere il mio disappunto per la fuoriuscita forzata dall'utero di mamma Claudia.
Nel frattempo, l'embrione del mio gemello (o gemella, ma sono convinta che sarebbe stato un maschietto) era già stato ben inglobato dentro di me dove, quarant'anni più tardi, mi avrebbe provocato diversi disturbi... ma io, allora, che ne sapevo? Ero solo una neonata. Sarà stata la salute cagionevole che mi ha costretto spesso chiusa in casa o in ospedale con la sola compagnia di un meningococco solo soletto nel mio encefalo o una timidezza quasi patologica da rasentare il mutismo selettivo, sta di fatto che ero più spesso in preda alla lettura che fuori a correre con gli amici.
Ah, già...non avevo amici.
Ad ogni modo, suppongo che leggere abbia dato il via al una capacità immaginifica che mi ha spronato a inventare storie che iniziassero e finissero esattamente come volevo io. E allora ho scritto. Aiutata forse dalla presenza di un'esadattilia congenita: insomma, avevo sei dita... quale modo migliore di sfruttare questo potere, se non prendere una penna in mano e scrivere?

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